Intolleranze

Intolleranze alimentari

Sede e recapiti

Intolleranze alimentari

Sede e recapiti

L’Intolleranza, a differenza dell’allergia, non coinvolge il sistema immunitario; si manifesta quando il corpo non riesce a digerire e assimilare alcuni componenti degli alimenti o a delle infiammazioni dell'organismo provocate dal cibo. Spesso le intolleranze alimentari possono causare sintomi a livello dello stomaco o dell’intestino, difficoltà di digestione, mal di testa, stanchezza immotivata e altri disturbi da valutare con il proprio medico.


Se gli individui allergici devono eliminare del tutto il cibo che scatena la reazione, gli intolleranti possono assumere piccole quantità dell’alimento incriminato senza sviluppare sintomi (fanno eccezione gli individui sensibili al glutine e al solfito).


L'esame di laboratorio eseguito per l'individuazione di una intolleranza alimentare avviene attraverso la determinazione delle IgG specifiche verso allergeni ad alta esposizione come quelli derivanti dagli alimenti, può servire come indicatore degli antigeni responsabili dei fenomeni infiammatori che sono alla base della sintomatologia da intolleranza alimentare.

Trattasi di un test immunoenzimatico basato su una classica reazione antigene-anticorpo.


Per ogni ulteriore informazione contattare la segreteria.

Contatti

Test molecolare HLA per Morbo Celiaco

Oltre agli esami di primo livello per individuare le patologie correlate al Morbo Celiaco quali, la ricerca degli anticorpi Anti-Endomisio, Anti-Transglutaminasi , Anti-Gliadina, dosaggio delle Immunoglobuline IgA, IgG, IgM, che permettono di identificare l’espressione fenotipica della malattia con tutta la clinica connessa, vi sono accertamenti molecolari che permettono di avere invece una informazione genotipica dettagliata a livello di specifici geni e quindi con alto significato predittivo.


La celiachia è una patologia autoimmune, indotta dal glutine, responsabile di gravi e duraturi danni alla mucosa dell’intestino tenue.

  • Altre info

    I familiari di primo grado (figli, fratelli/sorelle, genitori) dei pazienti celiaci presentano un rischio pari a circa il 10 - 15% in più, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare una malattia celiaca.


    Con esito di predisposizione alla patologia qualora siano presenti i sintomi più o meno tipici (disturbi gastrointestinali, anemia con o senza sideropenia resistente alla terapia con ferro per via orale, comparsa di malattie autoimmune quali diabete mellito insulino-dipendente o tiroidite di Hashimoto, ecc.) si consiglia di eseguire subito i controlli sopra citati.


    Numerosi studi riportano che la malattia celiaca si associa frequentemente alla presenza di specifici geni del Sistema HLA, codificanti gli eterodimeri DQ2 e DQ8. Nel sistema HLA classe II dei celiaci è presente l’aplotipo DQ2 nel 90% dei casi, mentre i celiaci non DQ2 sono per la maggior parte DQ8. In particolare l’aplotipo HLA-DQ2 e DQ8 (codificato dalla combinazione allelica DQA1*0201, DQA1*03 e DQB1*02) è presente nel 98% dei celiaci Nord Europei.


    L’analisi genetica HLA è un test di suscettibilità che valuta la probabilità di ammalare relativamente a quella della popolazione generale. Risulta quindi estremamente importante un test genetico per valutare un’eventuale predisposizione familiare e decidere nel caso di positività di procedere con approfondimenti per la conferma.


    Presenza Allele A (GA o AA) (su DQ8) = predisposizione al Morbo Celiaco si consiglia di approfondire le indagini a riguardo.

    Presenza Allele T (GT o TT) (su DQ 2.2 rs2395182) = predisposizione al Morbo Celiaco si consiglia di approfondire le indagini a riguardo.

    Presenza Allele G (AG o GG) (su DQ 2.2 rs7775228) = predisposizione al Morbo Celiaco si consiglia di approfondire le indagini a riguardo.

    Presenza Allele G (AG o GG) (su DQ 2.2 rs4713586) = predisposizione al Morbo Celiaco si consiglia di approfondire le indagini a riguardo.


    È importante sottolineare inoltre che il test ha valore predittivo in senso negativo, ovvero il non riscontro delle varianti d’interesse esclude quasi totalmente la possibilità di sviluppare nel tempo la malattia celiaca. La presenza invece di una o più varianti sfavorevoli documenta la predisposizione genetica all’intolleranza al glutine e, quindi, la necessità di controllare i marcatori sierologici per la celiachia (ovvero gli anticorpi antitransglutaminasi) ogni 2 anni.

A chi è dedicato il test

Il test è dedicato :

  • a chi ha un familiare affetto da Morbo Celiaco;
  • a chi dopo esami sierologici ha ricevuto una diagnosi dubbia per Morbo Celiaco;
  • a chi soffre di sintomi gastrointestinali, epatite, colon irritabile;
  • a chi soffre di anemia da ferro, osteoporosi, dermatiti, stanchezza cronica;
  • a chi perde peso senza causa apparente.


La maggior parte degli esami principali per la diagnosi di un'intolleranza alimentare non prevede particolari regole di preparazione.

Per gli esami del sangue il paziente deve presentarsi presso il laboratorio di analisi a digiuno, solitamente la mattina.

Gli esami del sangue vengono condotti ambulatorialmente. Sono rapidi e indolori e consistono in un prelievo per via endovenosa che dura pochi minuti.

Intolleranza al lattosio (LCT): polimorfismo -13910 T/C

Test molecolare rapido e affidabile.

L'intolleranza allo zucchero del latte, il lattosio, sebbene identificata dai medici solo nel 1960, è probabilmente l'intolleranza alimentare più diffusa al mondo e non è da confondersi con l'allergia al latte, che invece deriva da una reazione del sistema immunitario alle proteine in esso contenute.

  • I sintomi

    Ci sono diversi gradi di intolleranza al lattosio che vanno da pressoché totale a molto moderata, dipende da caso a caso. In genere comunque da trenta minuti a due ore dall'ingestione di latte o derivati si comincia ad avvertire nausea, senso di gonfiore, crampi, meteorismo, disturbi intestinali e, a volte, il tutto è accompagnato da rash cutanei, e va avanti per ore o addirittura giorni nei casi di intolleranza più acuta. Spesso, anche se l'intolleranza è già presente, i sintomi restano nascosti per anni e si manifestano all'improvviso nell'età adulta.

  • Le cause

    L'intolleranza al lattosio è in genere dovuta alla mancanza di un enzima, la lattasi, prodotta dalle cellule del primo tratto dell'intestino. In questo caso si parla di deficienza primaria, ed è ereditaria, cioè trasmessa dai genitori ai figli. Possono esserci però casi (ad esempio morbo di Crohn, celiachia, infiammazioni e infezioni dell'intestino) in cui danni all'intestino uccidono le cellule che producono la lattasi e, in questo caso, si può avere un'intolleranza secondaria (acquisita).


    Il lattosio è uno zucchero (dolce circa un terzo del normale zucchero di cucina) contenuto nel latte e in tutti i suoi derivati, ed è composto da due particelle più piccole, il glucosio e il galattosio.


    L'intestino non può assorbire il lattosio così com'è, ma deve prima spezzarlo nei suoi due componenti base e questo compito è assolto dalla lattasi. In assenza dell'enzima, il lattosio resta indigerito nell'intestino ed è attaccato da batteri e altri microrganismi, i quali lo fermentano producendo scorie che causano i sintomi, come la nausea o i gas (metano, idrogeno).

  • L'origine

    Tutti i bambini fino a due anni di età circa producono la lattasi per poter assimilare il latte materno. Poi, con lo svezzamento, nelle persone intolleranti l'enzima non viene più prodotto, o viene prodotto in quantità via via sempre più limitate fino all'età adulta.


    Esiste, tuttavia, una distribuzione particolare nell'intolleranza al lattosio tra le varie popolazioni del mondo, dal momento che sembra che alcuni gruppi etnici siano più affetti di altri: in uno studio svolto in America, è risultato che fino all'80% dei neri americani di origine africana non producono lattasi, così come gli indiani americani, intolleranti per l'80-100% dei casi, e il 90-100% degli asiatici americani, mentre questa condizione è molto meno frequente tra i discendenti dei nord europei.


    In Italia, uno studio ha dimostrato che il 51% dei settentrionali (con i nonni provenienti da Piemonte, Lombardia e Veneto) e il 71% dei siciliani manca del gene per la lattasi (anche se a volte non ne sono consapevoli in quanto non manifestano i sintomi), ricalcando un gradiente nord-sud comune a tutta l'Europa. Altri studi, tuttavia, sembrerebbero mostrare che queste percentuali sono molto più basse.

  • Intolleranza primaria al lattosio (Primary Lactose Intolerance PLI)

    La PLI è riconducibile a un polimorfismo nella posizione -13910 della regione regolatrice del gene della lattasi, che nell’omozigosi porta a una carenza di lattasi nei microvilli dell’intestino tenue. La trasmissione ereditaria è autosomica recessiva, solo i portatori omozigoti sono dunque affetti dalla PLI. Con una probabilità > 95% i portatori omozigoti sviluppano una carenza di lattasi manifesta ai sensi di un test H2 patologico.


    In Europa la frequenza dei portatori omozigoti ammonta a ca. il 15%. Un ulteriore 45% è portatore eterozigote di una mutazione, tuttavia non colpito dalla PLI.

  • Genotipizzazione

    Il metodo con test genetico evidenzia la presenza del polimorfismo -13910 T/C del gene della lattasi (LCT) e pertanto la predisposizione alla PLI.

Cibi da evitare

La tabella che segue indica il contenuto di lattosio nei prodotti caseari più comuni:

Prodotti caseari Contenuto in lattosio
Yogurt bianco, 1 tazza 5 g
Latte vaccino scremato, 1 tazza 11 g
Formaggio svizzero, 28.4 g 1 g
Gelato, 1/2 tazza 6 g
Latte in polvere magro, 100 g 55.5 g
Burro, 100 g 4 g
Formaggino (tipo Mio), 100 g 6 g
Ricotta romana di pecora, 100 g 3.2 g

Va ricordato, tuttavia, che tutti i tipi di latte in commercio (vaccino, di capra, di pecora, di bufala, scremato o intero, in polvere o in pasta) e tutti i prodotti caseari (formaggi freschi e stagionati, yogurt, gelati, panna, crema, fiordilatte) contengono lattosio. Oltre a questi ci sono alimenti che contengono lattosio anche se non ce lo si aspetterebbe, come la margarina, pane bianco, condimenti per insalate, alcune caramelle, salumi, biscotti.

Deficienze dietetiche

La tabella che segue riporta il contenuto in calcio di alcuni alimenti che non contengono lattosio.

Alimenti Contenuto in calcio
Latte di soya addizionato di Ca, 1 tazza 200-300 mg
Sardine, 85 g 270 mg
Salmone in scatola 205 mg
Broccoli crudi, 1 tazza 90 mg
Arance, 1 media 50 mg
Fagioli pinti, ½ tazza 40 mg
Tonno in scatola, 85 g 10 mg

Latte e derivati rappresentano, purtroppo, la fonte primaria di sostanze come il calcio. Le persone intolleranti al lattosio devono pertanto cercare di compensare il calcio che non si assume dal latte con altri alimenti ricchi in minerali, onde evitare problemi in età più avanzata come decalcificazione ossea, osteoporosi, problemi ai denti.


Va ricordato che la dose giornaliera media di calcio di un adulto (19-50 anni) è di circa 1000 mg. In aggiunta è anche importante, per poter assorbire il calcio, assumere vitamina D con la dieta (ad esempio mangiando uova o fegato) o tramite i raggi solari.

  • diete per intolleranze

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